La fotografia

Adoro fotografare ma ho pochissime fotografie che mi ritraggono, non sono mai stata capace di mettermi in posa anche se non ne conosco il motivo; pertanto, in genere, le mie immagini sono “rubate” e fissano reali momenti di me. In primavera mi scattarono una fotografia nella quale non mi riconosco. Non so dire se sia per la luce del sole o a causa dell’aria, che sul traghetto avrebbero potuto contribuire ad un “effetto Gruber” o se il fotografo abbia utilizzato uno di quegli orribili filtri “bellezza” nel qual caso mi domando che senso abbia avuto, tanto più che l’artefice dello scatto avrebbe dovuto conoscermi molto bene esternamente, e, soprattutto, internamente. Ma il condizionale è d’obbligo.
Non mi riconosco in quella fotografia, sembro una quarantenne un po’ virtuale, direi, peccato che io sia una cinquantatreenne molto reale; il viso è perfetto, sembra fatto di cera, forse anche un po’ di gomma, non so. Io ho delle rughette intorno alla bocca, regalo dell’età e, ne sono certa, anche dei tanti anni in cui ho fumato come una ciminiera, altre sono sparpagliate sulle gote; gli zigomi, per non parlare del collo, non sono certo quelli di dieci anni fa. Gli occhi sono ancora abbastanza ben messi, ma le palpebre non appaiono affatto come se mi fossi fatta una blefaroplastica l’altro ieri. La cosa più strana, in quell’immagine, è che, sul mio viso, mancano le luci e le ombre, le imperfezioni; manca la realtà. La tizia che ora mi guarda dallo specchio non è affatto così perfetta e questa sera ha anche due belle occhiaie azzurrine sotto gli occhi ma mi è molto, molto più simpatica.