La guardo. E’ azzurra, limpida promessa di pace. Silenzio. Non c’è nessuno oltre a me. Cuffia ed occhialini; l’acqua ha una temperatura perfetta e mi accoglie avvolgendomi in una calma profonda. Mi immergo, butto fuori tutta l’aria, scendo fino a toccare il fondo, e li mi fermo un po’, sdraiata, ad ascoltare il silenzio. Non so da dove nasca la mia affinità con questo elemento, ma, certo, qui mi sento perfettamente a mio agio, in acqua trovo quiete e ristoro, il giusto equilibrio tra il corpo ed i pensieri. Non so neppure perché il percorso per rielaborare i miei dolori sia sempre tanto lungo ed articolato; forse, come le gioie e le passioni, vivo anche le sofferenze in modo estremo, forse metto talmente tanto di me nelle cose che poi ho bisogno di altrettanto tempo per lenire le ferite, ritrovarmi, capire. Sono eccessiva, questo è certo, nel bene e nel male. Ecco perché vengo qui, per equilibrare gli eccessi, per lasciare che questo stato di benessere e leggerezza si diffonda, lentamente, dai muscoli alla mente in un ambiente in cui tutto è ovattato, sobrio, a mio sentire elegante, un luogo nel quale la mia mente, abituata a poggiare saldamente i piedi a terra, si libera dai vincoli e crede davvero di volare, un mondo in cui, più gli occhialini si appannano, e più si dipanano i pensieri che diventano nitidi, limpidi come l’elemento che mi circonda, trasportandomi in una dimensione diversa, quasi eterea. Comincio a nuotare, una vasca a rana, una a stile libero. E’ come se, per un po’ di tempo, quell’acqua, il movimento, facessero da barriera tra me e tutto il resto, rigenerandomi; non esiste null’altro che il mio corpo, in pace con la mente. Aspetto il “click”, così definisco quel momento in cui, dopo le prime vasche sempre un po’ in affanno ed in debito d’aria, il mio cervello entra finalmente in sintonia con i polmoni e con gli arti e sento che potrei non fermarmi più. Il “click” arriva, ed è bellissimo; non ho fretta, il respiro è cadenzato, ritmato dal rumore stesso dell’acqua attorno a me. Comincio a sentire i muscoli che si riscaldano, mi allungo nelle bracciate godendo di quella sensazione di leggerezza, lascio che la stanchezza arrivi, piano, regalandomi una sensazione di pienezza e di appagamento. Spesso mi domando che ho di sbagliato, come faccio a valutare in modo tanto errato persone ed avvenimenti, perché devo vivere ogni emozione in modo così viscerale, metterci tanto tempo a dimenticare quando tante persone, attorno a me, riescono semplicemente a passare oltre; deve esserci qualche cosa che mi sfugge, brevi momenti di gioia si alternano a malinconie che paiono senza limiti. Ma qui tutto viene lavato, purificato, ricondotto ad un’altra dimensione, quasi disinfettato dal cloro ed i pensieri scuri si schiariscono, pian piano…sorridere nuotando? Si, si può. E poi mi costa meno dello psicologo.
