Sarà stata più o meno mezzanotte di una serata calda di tarda primavera; mi stavo accingendo ad andare a dormire, la finestra ancora aperta sul piccolo terrazzo. Mi piace chiudere gli scuri il più tardi possibile; la collina dinnanzi a casa muta di forma e colori ad ogni ora della sera e la vista che mi viene regalata è un po’ come un quadro personalizzato che trasmette emozioni differenti al cambiare del tempo e del mio umore. Quella notte c’era la luna piena, enorme nel cielo terso rischiarava quasi a giorno, e tutto intorno, miliardi di piccole stelle più o meno luminose sembravano voler proteggere il cammino di mille viandanti nel mondo ancora alla ricerca della loro strada. Ad un tratto sentii uno strano rumore, come se qualcuno camminasse, con passo lieve, sulla ghiaia, appena più sotto. Non c’era nessuno, i piccoli appartamenti vicini sono abitati soltanto per poche settimane, di solito ad agosto, portando rumori, odori, litigi, ma poi, come d’incanto, ognuno torna alla propria città, lasciando che questo torni un piccolo mondo di pace. Non è inusuale qui che qualche piccolo animale passeggi indisturbato nella notte: ci sono i gatti, naturalmente, tra cui la mia micia selvatica e vagabonda che non rispetta mai l’orario di rientro, scoiattoli, ricci, alcuni anni fa anche la volpe. Il rumore che udii quella sera, tuttavia, era particolare e non so dire se, di primo acchito, ebbi più timore o mi incuriosii, fatto sta che mi avvicinai alla ringhiera, protetta dai vasi di fiori, e guardai di sotto, alla ricerca dell’intruso. Non so descrivervi l’emozione che provai in quel momento: proprio sotto di me, in mezzo al cortile illuminato dalla luna, c’era un cerbiatto che camminava incerto, le zampe posteriori leggermente divaricate, piccole macchie sul pelo chiaro, la minuscola coda dritta, il muso sottile sollevato a fiutare l’aria. Si accorse della mia presenza, ma, forse data la distanza, parve più vigile che spaventato: ci fissammo, e, per un attimo, fu come se i suoi occhi grandi e scuri, brillanti nella notte, mi volessero trasmettere una sensazione di pace. Un piccolo scatto, si voltò, e con un salto sparì dietro agli alberi. Un’ultima occhiata alla luna, artefice di quel meraviglioso regalo, avvicinai gli scuri ed andai a dormire.







